Cavarzere 1797. Quando arrivarono la Libertà e l'Eguaglianza. Volume 2

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    Cavarzere 1797. Quando arrivarono la Libertà e l'Eguaglianza
    (Documenti di storia cavarzerana 2)
    Carlo Baldi
    Tipografia Tiengo, Cavarzere, 1989. Vol. II, pagine 206


    Dal libro...

    Conviene fermarsi qui. Iniziavano per Cavarzere tempi assai duri, che lo avrebbero portato di lì a poco ad essere per cinque lunghi anni un paese di frontiera suddiviso fra due potenze, Austria e Francia, in perenne lotta fra di loro. Alluvioni, epidemie, miseria, truppe d'occupazione acquartierate in armi su entrambe le sponde del fiume: ecco ciò che attendeva il paese.
    Nel gennaio del 1801, dopo la vittoria di Marengo, i soldati di cavalleria del generale francese Kellermann arrivarono anche da noi e occuparono tutto il territorio comunale, abbandonato dagli Austriaci in ritirata. In seguito alla pace di Luneville (9 febbraio 1801), che poneva l'Adige a confine fra la Repubblica Cisalpina e la parte del Veneto che restava all'Austria, i Francesi cominciarono a ripiegare alla destra del fiume. Si trascinavano dietro i bovini razziati nelle stalle alla sinistra per non lasciarli agli avversari. Ad ogni modo, se i proprietari lo avessero voluto, avrebbero potuto riscattare il bestiame: bastava pagare tre luigi d'oro per ogni capo, e questo dopo le non indifferenti somme che avevano dovuto sborsare per le contribuzioni imposte dagli ufficiali di Napoleone.
    Si era ai primi d'aprile del 1801. Una Comunità unita per secoli si trovò dall'oggi al domani spaccata in due. Ormai si doveva parlare di un Cavarzere Destro e di un Cavarzere Sinistro, il primo nella Repubblica Cisalpina sotto la Francia, il secondo sotto l'imperatore Francesco II.
    Fu quello un anno che la gente ricordò a lungo. Gli abitanti della fascia compresa fra Adige e Gorzone (quasi 2 mila, nella massima parte miserabilissimi, tutti pescatori, cannaroli o lavoranti di campagna, a riserva di cinque o sei famiglie di civil condizione) si trovarono subito a mal partito. Alla destra erano rimasti gli uffici municipali, la scuola, i rappresentanti dell'intera Comunità ai quali spettava invigilare all'ordine, al provvedimento, alla tranquillità. Poco male che ci fossero rimaste le prigioni (che erano piene), purtroppo v'era restato anche il magazzino del fontico, con quel po' di granoturco salvatosi dopo mesi di continui passaggi di truppe i cui ufficiali, ora in tedesco ora in francese, avevano ugualmente preteso che venissero sfamate.
    Alla sinistra c'erano i forni e pressoché tutti i mulini, ma quasi nulla da macinare, né da cuocere. La fame cominciava a farsi sentire; i popolani di Cannaregio dovettero però scordare la loro, perché appena i Francesi ebbero ripassato l'Adige ritornarono a San Giuseppe le truppe imperiali, la cui fame era più importante di quella della povera gente. Non sapendo dove battere la testa – Cavarzere Sinistro era rimasto senza autorità civili – don Mastini, don Susan, il dottor Belloni e qualche altro benestante della sinistra assunsero spontaneamente il compito di provvedere, anticipando di tasca propria, ai bisogni della popolazione e dei soldati. Riuscirono a far arrivare da Venezia un discreto quantitativo di granaglie e per il momento vi fu polenta per tutti, sebbene i prezzi rispetto al 1797 fossero quasi triplicati e non fosse facile trovare cereali in commercio.
    L'ufficiale austriaco aveva intanto proibito di cuocere pane per i Cavarzerani alla destra del fiume, e quindi anche per i Francesi. I forni si trovavano fin dai tempi antichi tutti alla sinistra, sia per motivi prudenziali contro gli incendi, sia per la vicinanza della canna con la quale venivano riscaldati. Si giunse dopo qualche tempo a un accomodamento, ma la risposta francese non tardò: furono costruiti forni alla destra e si fece sapere che da allora in poi il frumento e il granoturco prodotti nelle campagne di Cavarzere Destro non sarebbero stati portati alla sinistra per nessun motivo e a nessuna condizione.
    La notizia gettò nella disperazione la gente di Cannaregio, abituata a sbarcare il lunario parte coi prodotti del vagantivo e parte coltivando il granoturco proprio negli spaziosi cuori che si stendevano alla destra del fiume. Avevano dunque lavorato per niente e il raccolto sarebbe finito interamente nelle mani dei padroni? Intano lo spettro della fame si rifaceva vicino; la polenta aveva ricominciato a scarseggiare.
    Quando le autorità austriache si decisero a mandare un funzionario, costui trovò che fra la gente s'erano diffusi sentimenti di avversione e d'invidia verso quelli della destra, perché hanno viveri dal Polesine, specialmente granoturco, e i Francesi rissolutamente impediscono di mandarne alla sinistra. I più pensavano di trasferirsi in massa al di là dell'Adige con le loro famiglie per assicurarsi la raccolta delle pannocchie e per non restare abbandonati essi soli alla più decisa indigenza. Un fatto che colpì il funzionario fu il ripetersi di risse per la questione del vagantivo. A Rottanova c'era anche scappato il morto: un povero villico ammazzato da un guardiano dei Papafava.
    Il fiume veniva ora percorso da barche francesi che lo pattugliavano giorno e notte per sorprendere i contrabbandieri (il confine correva lungo la riva austriaca). Dopo qualche anno le stesse barche avrebbero cercato di catturare i disertori che fuggivano alla sinistra per non sottostare alle leve napoleoniche.
    Per passare l'Adige, in paese ci si abituò a subire controlli ed ispezioni, a pagare tariffe doganali cui nessuno sfuggiva. Dovevano pagare perfino i confratelli della Scuola di Sant'Andrea, che andavano a Venezia per rifornirsi dei “santini” di carta strazza da distribuire durante le questue. Come pure pagavano i fratelli della Scuola della Beata Vergine del Rosario che dovevano “esportare” a Chioggia la cera delle api e i mòcholi raccolti nelle chiese per barattarli con candele nuove.
    Come se non bastassero la fame e le preoccupazioni, principiò un'epidemia di vaiolo che si portava via i più deboli, soprattutto i bambini. A novembre, a chiudere un anno di disgrazie, la tremenda alluvione del Po gettò nel pianto e nella miseria gli abitanti della parte destra, i quali fino ad allora, nonostante i continui aggravi fiscali, s'erano ritenuti fortunati rispetto ai compaesani al di là del fiume.
    Erano le sei di sera del 21 novembre quando le campane di San Mauro ripresero a suonare a martello, non più per chiamare a raccolta gli uomini nel vano tentativo di rinforzare il terrapieno lungo il Tartaro, ma per avvertire che le acque erano riuscite a tracimare e che il paese sarebbe stato presto allagato. Nella notte fredda, mentre sommergeva piano ogni cosa, mentre spiantava ed inclinava i casoni di paglia e canna, l'acqua limacciosa cacciava ancora una volta davanti a sé la gente disperata, in cerca di salvezza verso gli argini del fiume.
    Le squallide tramortite facce de' cittadini, la giacenza de' vecchi, de' fanciulli e de' miseri villici d'ogni età e sesso sulle pubbliche strade a ciel scoperto, le grida di tutti quelli che o hanno perdute o son per perdere le loro sostanze...” Questo lo spettacolo miserevole di quei giorni.
    La sterminata distesa d'acqua, che giungeva a lambire l'argine dell'Adige e si confondeva lontano con la nebbia, era intanto percorsa dai battelli che cercavano di trarre in salvo chi non era riuscito a fuggire, o accostandosi ai casolari abbandonati tentavano di recuperare qualche cosa almeno per i molti infelici che non si sapeva davvero come sarebbero riusciti a superare l'inverno appena iniziato, raccolti in tanta desolazione lungo il fiume, al confine di uno Stato straniero e nemico...

    (“Cavarzere 1797. Quando arrivarono la Libertà e l'Eguaglianza”. Vol. II, pagg. 84-87)



    Lettera della Municipalità al Comitato agli Alloggi di Venezia e Deputati alle Ricerche Francesi (Coll. Carlo Baldi)




    Recensioni e articoli:

    F. Quagliato, Il Comune, anno XI, n. 2-3, marzo-giugno 1989

    A. Padoan, Nuova Scintilla, 11 giugno 1989

    G. de Rosa, 20 giugno 1989

    C. Monaco, Ricerche di storia sociale e religiosa, dicembre 1991

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