San Mauro Patrono di Cavarzere

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    San Mauro Patrono di Cavarzere
    Paolo Tieto
    Tipografia U. Rigoni, Piove di Sacco, 1997. Pagine 60


    Dal libro...

       Nel corso dei secoli tre chiese dedicate a S. Mauro si sono specchiate nelle acque dell'Adige. Costruite praticamente una sopra le fondamenta dell'altra, nel cuore dell'antico borgo come dell'attuale cittadina, si sono succedute a testimoniare la fede della nostra gente. Ma nelle dimensioni degli edifici, nella ricchezza degli altari e nella qualità degli arredi col trascorrere degli anni esse hanno anche registrato, insieme al sentimento religioso del popolo, il lento progredire verso condizioni di vita migliori, e poi mutati equilibri sociali, nuovi comportamenti pubblici e privati.
       La prima di queste chiese, racchiusa nella cinta muraria della fortificazione medioevale, venne verosimilmente ristrutturata e ampliata agli inizi del Cinquecento. In precedenza doveva essere stata niente più d'un oratorio non sempre accessibile, data la sua ubicazione, durante i momenti di crisi militare e di pericolo. La chiamavano Chiesa Maggiore per distinguerla da S. Maria Maddalena, la comparrocchiale risalente perlomeno al XIV secolo. Erano i tempi in cui Cavarzere veniva ancora indicato col termine di “castrum”: un grumo di case sorgenti presso il fortilizio nella stretta isola formata dal fiume e dalla fossa del castello, solcata da calli alla maniera veneziana. Un “luoco” sperduto “inter palustria”, sottolineavano i vescovi nelle relazioni inviate a Roma; un piccolo borgo che tra la vasta solitudine di valli ed acquitrini sembrava starsene aggrappato al nastro lucente dell'Adige come a un cordone ombelicale che gli garantisse un sostentamento e un contatto col resto del mondo.
       La chiesa di S. Maria Maddalena, eretta dalla Comunità, dovette rappresentare la risposta alle carenze di S. Mauro assicurando una continua agibilità e soprattutto una maggiore capienza, per i vivi ed anche per i defunti. Le due chiese, le uniche di Cavarzere fino a Cinquecento inoltrato, erano come i poli d'una medesima realtà, essendo intesa l'una come appendice dell'altra. Sui loro altari (cinque per ciascuna) si veneravano i santi di cui la gente più sentiva il bisogno. Al Sant'Andrea di S. Mauro, patrono dei pescatori, si univa così il San Nicolò di S. Maria Maddalena, patrono dei barcaioli e dei marinai. E parimenti al Sant'Antonio abate della prima chiesa, protettore degli animali, si affiancavano il San Sebastiano e il San Rocco della seconda, a doppia difesa da malattie e pestilenze, E ancora, se di qua il Battista ricordava ai fedeli di mantenere l'anima pulita come quando era stata mondata dalla macchia originale, di là la Maddalena rincuorava chi era caduto nel peccato rammentando la forza riparatrice del pentimento. Isolato oltre il fiume, San Giuseppe s'era aggiunto per ultimo a vegliare sulla fatica dei più umili fra i popolani, i cannaroli, e sul lavoro dei tessitori di arelle.
       In quei santi, che insieme costituivano una speranza per il pane quotidiano, la salute e la salvezza eterna, i cavarzerani, gente ancora più d'acqua che di terra, credevano fermamente, e la loro fede si esprimeva in parte nella cura degli altari: riuniti in Scuole, o Confraternite, si preoccupavano di mantenerne e possibilmente di accrescerne il decoro.

    (Dal saggio di Carlo Baldi “Le tre chiese di San Mauro” nel volume “San Mauro Patrono di Cavarzere”, pagg. 49-50)


    San Mauro con la corona del martirio
    (Mosaico del catino absidale della Basilica Eufrasiana di Parenzo)


    San Mauro
    (Scultura bronzea di Giorgio Longhin donata alla Chiesa di Parenzo)


    Recensioni e articoli:

    P. G., La Piazza di Cavarzere, luglio 1997

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