Il Municipio a San Giuseppe?

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    Nei primi mesi del 1809 il Consiglio comunale di Cavarzere Destro decise l'urgente restauro del municipio, chiamato un tempo palazzo pretorio, ormai “prossimo a sconnettersi”. Si trattava di un antico edificio a due piani lungo una trentina di metri e inserito nella struttura del lato nord dello scomparso castello. Il pianterreno consisteva in numerosi locali affittati a privati e adibiti a botteghe; il primo piano era invece occupato quasi per intero dagli uffici comunali.
    Per la spesa si ottenne dalle autorità dipartimentali di poter impiegare in parte il ricavato della “tassa personale”, che proprio quell'anno il governo, all'avvio di una nuova guerra contro l'Austria, aveva quasi raddoppiata, facendo salire a un pericoloso livello lo scontento della popolazione. E infatti, prima che iniziassero i lavori, dalle vicine località calarono in paese, la mattina del 10 luglio, i cosiddetti “briganti”, gruppi di popolani esasperati per le tasse imposte dal governo napoleonico. Assaltarono il municipio scardinando porte e finestre, spaccando mobili, sfondando le pareti divisorie di alcune stanze, devastando l'Archivio. Scagliarono nel fiume o bruciarono preziosi documenti antichi, ma soprattutto i registri con gli elenchi degli uomini soggetti a tassazione.
    Nell'inverno successivo, a completare l'opera giunsero a più riprese truppe francesi provenienti dal fronte. Furono alloggiate nei locali già disastrati del municipio, che venne ridotto in uno stato di “assoluta indecenza”.
    Ma assieme alla soldataglia che accendeva fuochi e bivaccava in quella che era stata la sala del nostro Maggior Consiglio, il 1810 portò al podestà Marco Mainardi anche una buona notizia. Un dispaccio prefettizio gli annunciava come probabile la prossima riunificazione di Cavarzere Destro e di Cavarzere Sinistro. Dal 1801, quando Francesi ed Austriaci se l'erano spartito a metà, il paese era diviso in due Comuni che avevano continuato a rimanere separati anche dopo che nel 1806 gli Austriaci se n'erano andati dal territorio al di là dell'Adige, ed anzi nel 1807 era stato creato pure il Comune di terza classe di Rottanova con un suo podestà.
    La bella notizia della riunificazione era attesa da almeno tre anni, nel corso dei quali i podestà e i consiglieri delle due municipalità cavarzerane avevano più volte concordemente sollecitato di riportare il paese alla sua primitiva unità. Che senso aveva continuare a tenere in piedi due distinte amministrazioni a un tiro di schioppo l'una dall'altra, incluse nel medesimo distretto e nello stesso dipartimento?
    Conveniva dunque darsi da fare per rendere agibile al più presto il municipio. Ma il podestà Mainardi pensava che spendere tanti soldi unicamente per restaurare il palazzo, viste le condizioni in cui era ormai ridotto, equivalesse a gettar via il denaro pubblico. Ci si sarebbe inoltre ritrovati con un numero di locali insufficiente ad ospitare tutti gli uffici previsti dalla moderna amministrazione napoleonica. Incaricò perciò Francesco Sacchetto, murero e marangon, di preparargli un progetto di ristrutturazione con la sovrapposizione di un secondo piano e un rialzo di circa tre metri dell'intero fabbricato.
    Nel primo piano avrebbero trovato posto, oltre alla Sala del Consiglio, gli uffici del podestà e quelli di annona, sanità, stato civile e polizia. Nel secondo si sarebbero ottenuti quelli per il cancelliere censuario e per il giudice di pace.
    Pianta del primo piano del municipio disegnata da Francesco Sacchetto nel 1810. La lozetta con doppia gradinata era volta verso l'Adige.

    In questo disegno del terzo decennio dell'Ottocento il municipio è indicato col numero 1982.

    Il progetto eseguito dal Sacchetto prevedeva il completo rifacimento di pavimenti, soffitti, porte, vetrate e finestre (23 per ogni piano), più la costruzione di una lozetta coperta esterna, rivolta verso il fiume, con due larghe scalinate di accesso in pietra d'Istria. Materiali necessari: 120 miara di pietre, 26 di tavelle per il tetto, altre 28 per i selizi, 120 rotoli di grisole per i soffitti e i paré.
    Disegni e preventivo di spesa (13.267 lire italiane) vennero spediti al  vice prefetto di Chioggia, chiedendogli di poter convocare d'urgenza il Consiglio comunale per l'esame e l'approvazione del progetto. Il funzionario dapprima suggerì di rinviare tutto all'anno seguente, ma poi si arrese alle insistenze del podestà.
    Durante la discussione in Consiglio vi fu chi domandò se non sarebbe stato più conveniente, con una spesa non molto maggiore, costruire un nuovo municipio in una posizione migliore. Non si era fatto così, a suo tempo, anche per il duomo, prudentemente arretrato di alcuni metri rispetto all'argine del fiume? Lo stesso argine dal quale l'angolo orientale del municipio distava adesso appena sei metri.
    Si stabilì che una commissione avrebbe esaminato le due possibilità e proposto la scelta definitiva. Quanto ai mezzi finanziari, sarebbe stata richiesta a Venezia l'affrancazione di una parte dei capitali della Comunità depositati in Zecca.
    Queste decisioni furono comunicate al vice prefetto, che informandone a sua volta il diretto superiore se ne uscì con una novità: niente da obiettare sulla costruzione di un nuovo municipio; anzi, sarebbe stato il caso di costruirlo a San Giuseppe. Con la riunificazione del paese – spiegava – la parte destra sarebbe stata aggregata alla sinistra del territorio, più esteso e densamente popolato. Perciò era il caso di pensare a un trasferimento di tutti gli uffici a San Giuseppe. Quanto al vecchio municipio (come aveva già spiegato al podestà) conveniva autorizzare solo la spesa per le riparazioni assolutamente necessarie.
    Anche il prefetto si trovò d'accordo sul fatto che il municipio sarebbe dovuto sorgere alla sinistra del fiume. Per ultimo si occupò della questione il Consiglio di Prefettura: approvava le spese per la riparazione, ma trovava eccessiva la somma per la ristrutturazione, “particolarmente nella speranza che possa Cavarzere Destro al Sinistro riunirsi”. 
    L'idea di trasferire la sede municipale a San Giuseppe trovava quindi d'accordo tutte le autorità del Dipartimento, sia a Chioggia che a Venezia, e quando la cosa si venne sapere a Cavarzere nessuno si sentì di escludere che un simile progetto, per quanto balzano, potesse avere davvero un seguito.
    Il 7 ottobre dello stesso anno, il viceré d'Italia Eugenio Beauharnais firmò il tanto invocato decreto di riunificazione, ma due mesi dopo tutto era esattamente come prima. Sembra a questo proposito che gli amministratori di Cavarzere Sinistro insieme al podestà Giovanni Mastini, lusingati da quella insperata possibilità, brigassero perché gli uffici comunali fossero definitivamente trasferiti dalla loro parte.
    Mainardi ritenne allora indispensabile trovare ascolto più in alto, e scrisse direttamente a Milano, la capitale.
    ...Restituito alla sua prima forma ed unità, ecco Cavarzere nel diritto di richiamare le sue Municipali Rappresentanze, i suoi magistrati a risiedere alla parte destra, dove tiene carceri e locali adattati di propria ragione senza d'uopo di riceverli a pigione, come far dovrebbe se le une e gli altri avessero a stabilirsi alla parte sinistra.
    Nella parte destra, oltrecché esserci la Parrocchia, si fanno i mercati e le fiere, le quali costituiscono il maggior bisogno delle autorità vicine per il pronto disimpegno e giudizio d'ogni controversia che possa accadere.
    E la pubblica economia ed una pontuale giustizia concorrono a chiedere che alla parte destra di Cavarzere si ordini un concentramento delle autorità tanto amministrative che giudiziarie, che deggiano governarlo, e quanto più pronta avverrà questa concentrazione altrettanto più sollecito sarà per essere l'utile, il risparmio e la soddisfazione di quei buoni abitanti.
    Marco Mainardi perciò, che ha l'onore di essere trascelto con voto sovrano in podestà, attaccato per sentimento e per dovere all'interesse della propria Comune e della sua Patria, implora... che ritenuti per sussistenti i fatti surrassegnati, dai quali risultando utili oggetti e per una comunale economia e per una più comoda e pronta amministrazione di giustizia, si devenga a decretare che alla parte destra di Cavarzere debbano risiedere le autorità tanto municipali che civili negli antichi locali di comunale ragione e proprietà, soppressa la Municipalità presentemente in provvisoria funzione alla sinistra aggregata. Grazie
    ”.
    La supplica del podestà venne prontamente accolta e tutto si risolse per il meglio. In tal modo, scongiurato il pericolo di vedere il centro storico ridotto a frazione del paese, Mainardi col Consiglio dei Savj (la Giunta di allora) il 2 gennaio 1811 comunicava al prefetto il giubilo della popolazione, la quale dopo tanti anni di “dolorosa divisione” vedeva il paese riunito e gli amministratori ritornati alla “antica residenza”. Volesse, il signor prefetto, far “penetrare fino al Trono la riconoscenza, verso l'Augusto Sovrano e l'adorato Prencipe Vice Re, di una Comune che non cedeva a verun altro in devozione, fedeltà, amore e zelo verso il Grande Napoleone Padre de' suoi popoli...
    Il Comune di Rottanova rimase tuttavia separato, e poco dopo – come risulta da una notificazione del Governo Veneto dell'aprile 1816 – da Cavarzere Sinistro venne staccato anche il Comune di Cona. Rottanova fu riunita a Cavarzere il primo gennaio 1819, mentre il Comune di Cona rimase definitivamente separato insieme alle sue frazioni Conetta, Pegolotte, Foresto, Cantarana e Conca d'Albero.
    Quanto al municipio, rimase alla destra dov'era sempre stato e dove in parte sorge l'edificio attuale. Nel corso dell'Ottocento fu arricchito di un alto loggiato verso la piazza maggiore. Distrutto da un incendio l'antivigilia di Natale del 1887, venne ricostruito in forma magnifica, in posizione più conveniente, e fu inaugurato il 18 settembre 1892.

    Carlo Baldi, 6 aprile 2016



    Alla base dell'antico campanile si vede il vecchio municipio con la prima arcata della loggia costruita lungo il lato meridionale. (Stefano Novo, Vedutina da San Giuseppe, olio su tavola, prima del 1887. Proprietà Alberto Rubini)


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