Il martirio di Cavarzere

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    Il martirio di Cavarzere. Diario di guerra
    Mons. Giuseppe Scarpa
    Introduzione e note di Carlo Baldi
    Foto scelte da Duilio Avezzù
    Tipografia Tiengo, Cavarzere, 1995. Pagine 166


    Dall'introduzione...

    Di pagina in pagina incontriamo, narrate con semplicità e commossa partecipazione, le reazioni dei singoli o di tutta la popolazione di fronte alla tragedia incalzante, non immaginata di quelle proporzioni né di simile violenza. Ed ecco la sorpresa, l'incertezza, la paura palese o dissimulata, il dolore urlato o che non trova più parole, la disperazione e la speranza. Troviamo il coraggio sereno, la dignità delle vittime; la vigliacca prepotenza di branco degli aguzzini calati in paese, la spavalda brutalità di quel loro agire da disperati. Ma troviamo anche, in un episodio che li riguarda, la registrazione d'un turbamento, l'affiorare forse del dubbio, della vergogna, o del presentimento, subito soffocato nella spietatezza, d'una vicina resa dei conti. E incontriamo la cortesia distaccata, il piglio autoritario di certi ufficiali tedeschi, che celano però un loro segreto peso di amarezze e di ricordi nell'attesa che tutto finisca, e che vediamo incrudelire quando la disfatta li sovrasta.
    Sono annotazioni piene di umana comprensione e pietà, accompagnate talvolta da un severo giudizio morale, venato magari da una punta di amara ironia. Toccano un po' tutti, ma principalmente l'autore il quale, come uomo e come sacerdote, sembra gravato da un doppio fardello di preoccupazioni. Egli segna il continuo alternarsi dei momenti di scoramento con quelli in cui la speranza torna a prevalere. Lo vediamo così ritrovare la forza – che non fu solo sua, ma di ogni cavarzerano – per ricominciare dal nulla dopo la prostrazione che lo ha colto la prima magica notte di pace, nella campagna rallegrata dai canti, sotto il cielo stellato percorso dalle scie dei proiettili traccianti.
    Ma la tragedia, oltre che nella carne viva della gente, si consumava sulle cose. Con frasi brevi, quasi interrotte dall'emozione, l'autore segue l'inarrestabile scempio dei palazzi, delle chiese, delle fabbriche, degli edifici più importanti. Accompagna con note di particolare intensità il progressivo sfacelo del centro cittadino: basti ricordare il senso di tristezza e desolato abbandono che cogliamo nella cronaca d'una cerimonia funebre notturna, verso la fine di gennaio del '45...

    (“Il martirio di Cavarzere”. Introduzione, pagg. 11-12)


    Programma delle manifestazioni per il cinquantesimo anniversario della Liberazione


    Recensioni e articoli:

    U. Bello, Nuova Scintilla, 28 maggio 1995

    C. Gibin, Notiziario Bibliografico n. 21, dicembre 1995

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