Antonio Belloni

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       Antonio Belloni nacque a Cavarzere da Bernardo e Maria Cosma il 12 maggio 1835. Era ancora fanciullo quando la famiglia si trasferì ad Adria, dove il padre aveva aperto una bottega d'orefice, ed è come allievo di quel Conservatorio che nel 1851, appena sedicenne, viene citato in una rivista di Milano.
       “Adria possiede un piccolo Conservatorio... Il 4 dello scorso maggio i giovani allievi insieme coi soci diedero una bella ed applaudita accademia, che offerse buon saggio degli avanzamenti di parecchi fra quegli studiosi, fra i quali citasi il giovinetto Antonio Belloni di Cavarzere, ormai egregio suonatore di violino, che vorrà in breve affidare il suo nome ad una fama non comune e duratura.”(1)
       La reputazione di ottimo esecutore permise all'adolescente di farsi conoscere dapprima in ambito locale, come testimonia un appunto di Luigi Barbirolli per un intrattenimento musicale nella sua abitazione di Rovigo in data 19 maggio 1852.
       “Suonò il signor Belloni di Cavarzere dell'età di anni 17, esperto violinista. Oltre la casa piena di gente, nella riviera si raccolse gran folla, che di tratto in tratto faceva romorosi applausi.” (2)
       Nel luglio del 1853 lo troviamo, ancora come solista, in un concerto tenuto al Teatro Orfeo di Adria per l'annuale Stagione della Fiera.
       Passato al liceo Benedetto Marcello di Venezia, il Belloni si esibì con crescente successo nella città lagunare e a Padova.
       “Fu una rivelazione – scriverà il Gazzettino nel 1933 –  e ad ogni suo concerto un trionfo di interpretazione e di virtuosismo. Se lo contesero i pubblici di tutta Italia. L'astro saliva! Anche Parigi lo volle e lo acclamò impareggiabile esecutore... L'artista era sommo nella dolcissima cavata e nei pezzi di bravura.... Ritornato in Italia, fu nominato Maestro di Cappella del Santo a Padova.” (3)   
       Sempre a Padova fu insegnante di violino al Collegio dei Gesuiti e all'Istituto Filarmonico-Drammatico – un tempo Società Filarmonica di Santa Cecilia – le cui accademie e recite contribuivano ad animare la vita culturale della città. Belloni vi partecipava eseguendo pezzi di repertorio e proprie composizioni, come pure faceva nelle serate che i soci del Casino Pedrocchi organizzavano al primo piano del celebre Caffé. Le brevi note della stampa cittadina lasciano trasparire la stima di cui il musicista godeva, sebbene l'attenzione fosse rivolta principalmente agli aspetti mondani di programmi che prevedevano anche l'intervento di cantanti e attori, e si concludevano spesso col ballo. (4)
       Da una rubrica della Rivista Euganea per un concerto del 1857: “A farci conoscere quanto possano i buoni studi accoppiati alla potenza dell'ingegno valse il maestro signor Belloni... Ma avvegnaché a giudicare i valenti artisti faccia mestieri conoscere l'arte loro, noi dobbiamo lasciare cui di ragione il diritto e il piacere di tributare al signor Belloni tutta la lode che gli è dovuta” (5). In altre occasioni lo stesso giornale accenna allo “scontato successo” del violinista. 
       Come si è detto, oltre che nell'attività concertistica il Belloni si impegnava nella composizione: mazurche, polche, valzer dai nomi femminili romantici ed esotici (Esmeralda, Aspasia, Anahid). Scrisse una Preghiera per violino solo dedicata al musicista adriese Antonio Buzzolla, ch'era stato suo insegnante al liceo Benedetto Marcello. Una Fantasia per violino e pianoforte su motivi della Traviata la dedicò al “giovane dilettante” Antonio Freschi, divenuto poi un valente violinista e compositore. Il conte Freschi aveva qualche anno meno del Belloni, di cui era forse un allievo, o soltanto un collega nei periodici intrattenimenti musicali.
    A un altro giovane talento padovano, il tredicenne Riccardo Drigo, destinato a una luminosa carriera, dedicò invece La battaglia di Solferino, suggestiva sonata per violino e pianoforte scritta nel 1859, quando nel corso della seconda guerra d'Indipendenza la duplice vittoria degli eserciti francese e piemontese alimentò il breve sogno di un'imminente liberazione del Veneto (6). In quei giorni di generale entusiasmo – mentre non si conoscevano ancora gli accordi presi da Francia e Austria dopo l'armistizio di Villafranca – la  composizione del Belloni venne eseguita ovunque con enorme successo. Un successo che si ripeterà, molti anni dopo, tutte le volte che Francesco de Guarnieri la riproporrà nei suoi concerti.
       In alcuni passaggi della sonata era evidente “una stilizzazione dei segnali militari”, mentre il violino imitava “lo squillo delle trombe con un disegno di quarta ascendente o discendente” (7). Certe pagine sembravano ricreare “il tumulto del combattimento, le urla, i rombi, le fanfare, in una polifonia indescrivibile, quasi a dare l'impressione che quel turbinio di note non fosse che la risonanza di quell'altro turbine che aveva sfasciato l'anima sua” (8). Così riporta il Gazzettino, accennando all'improvvisa malattia che colpì il Belloni pochi mesi dopo il trionfale accoglimento della sua opera. 
       “È una storia pietosa – continua il cronista, – degna di essere ricordata per lo strazio di una famiglia che vide stroncato un alto ingegno già alle porte della celebrità...
       Belloni aveva nella rapida ascesa suscitato molte invidie in Padova, e scoppiò la tragedia. La sorella Chiarina, dietro il banco di oreficeria in Adria, mi confidava il suo dolore:
       – Ah! Il mio Toni, il mio povero fratello, morto nello spirito ancor prima che nel corpo! Furono i falsi amici, gli invidiosi che lo uccisero. Forse fu uno scherzo finito male quello che gli sconvolse l'anima. Il mio Toni, una natura troppo sensibile per questo mondo troppo duro. E non sa come fu? Certi sconsigliati, a Padova, gli insinuarono che la polizia austriaca lo cercava per arrestarlo quale colpevole di aver musicato delle canzoni patriottiche. Egli ne ebbe spavento ed abbandonò improvvisamente il posto di Maestro di Cappella, rifugiandosi in famiglia nel suo paese di nascita, inchiodato nello smarrimento dal giorno dell'arrivo fino all'ultimo della sua morte. Ecco tutto!
       In questa compassionevole storia, ciò che più attrae il nostro pensiero fu la lunga attesa, ora fidente ora sconsolata, alla quale partecipavano i congiunti ed i cittadini tutti, nella speranza di un ritorno all'equilibrio spirituale di Antonio Belloni. Quante alternative dense di promesse e nere di disinganno succedutesi nel corso di tanti anni! Si attendeva con costante fiducia una violenta emozione che squarciasse le nubi di quella mente ottenebrata. Invano.
       Antonio Belloni, riavutosi dal primo spavento, sembrava quietarsi, ma cadde in una vera misantropia. Infatti egli fu dolce e buono, tuttavia chiuso, di rade parole e non riuscì mai a superare questo punto morto. Nei suoi lunghi silenzi sembrava ascoltare le melodie e i trilli famosi del suo magico Stradivario.
       Qualche parente e qualche amico più intimo alle volte lo stuzzicavano: “Toni, oggi mi suonerai il Trillo del diavolo”. Ed egli rispondeva: “Vieni, vieni con me”. E conduceva il richiedente nella sua cameretta, scoperchiava la tastiera del suo piano scordato e si metteva a suonare una strana, interminabile musica, sconnessa come i pensieri del suo cervello. Se i presenti insistevano: “Ma Toni, perché non mi suoni un pezzo con il tuo violino?” Belloni scuoteva la testa, né c'era verso di smuoverlo.
       Ecco il fatto sempre atteso e mai avvenuto. Forse se il grande artista fosse riuscito, per una superstite lucidità di pensiero, ad afferrare il violino fra le sue mani prodigiose, alla presenza di persone che lo avessero ascoltato ed applaudito, egli, chissà, sarebbe guarito.
       Ma Antonio Belloni, quando si credeva sicuro di non essere sorpreso da alcuno, si rinchiudeva nella soffitta della sua casa e si metteva a suonare il suo Stradivario sì da incantare chi poteva ascoltarlo. Ogni più piccolo rumore però, che gli desse l'idea della violazione del suo segreto, faceva cessare l'incanto...
       Magro allampanato, con la barba nerissima ed i capelli sciolti sulle spalle, impiastricciati di pece nera, lo si incontrava di rado per le vie di Adria, sua patria d'adozione. Camminava con passo incerto, quasi stordito, col pensiero assente. Non riconosceva nessuno; usciva di casa sì e no una volta all'anno per rimanere poi sempre rincantucciato in una cameretta, sotto il fascino di un vecchio pianoforte scordato, dai tasti gialli che sapevano di tabacco macubino.” (9)
       Il Belloni morì nel 1904, povero ma non dimenticato. Necrologi apparsi sulla stampa italiana ed estera ricordarono “il distinto violinista e maestro di musica”, il “violinista insigne e compositore” ch'egli era stato (10). Nella lontana Nuova Zelanda il Wairarapa Daily Times dedicò – pur con qualche imprecisione – una succinta nota al “violinista di Solferino”, che preso da “patriottica esaltazione” si era rifiutato di suonare per gli Austriaci (11).
       E venne pure ricordato a Parigi. “À Adria est mort presque subitement un violiniste, Antonio Belloni, qui jouit un instant d'une véritable notoriété. Né à Cavarzere en 1835, il était à vingt ans professeur de violon à Sainte-Cécile et aux Jésuites de Padoue, et se faisait acclamer dans les concerts comme virtuose et comme compositeur. En 1859, il obtenait un grand succès avec une sonate qu'il avait intitulé La Battaglia di Solferino, puis, à la fin de cette meme année, il fut frappé tout à coup d'aliénation mentale.” (12)
       Così una rivista francese rievocò la triste vicenda umana e artistica del Belloni, che il Gazzettino, in occasione del presunto centenario della nascita, avrebbe evocato con queste poetiche immagini:
       “Una stella di prima grandezza brillò per poco sul firmamento musicale italiano. Meglio si direbbe una meteora apparsa fugace su nell'alto, lasciando dietro di sé una scia luminosa per tosto morire nelle profondità dell'abisso.” (13)

    Carlo Baldi, 5 gennaio 2013 


    Riccardo Drigo

    Cartolina commemorativa della Seconda Guerra d'Indipendenza

    Silvestro Lega: Ritorno dei bersaglieri italiani da una ricognizione
    (Firenze - Galleria d'Arte Moderna)



    NOTE

    1 - L'Italia Musicale. Anno III. Sabato, 7 giugno 1851.

    2 - Luigi Barbirolli, Cronaca Rodigina. Minelliana, Cittadella, 1983. Pag. 148.

    3 - Oreste Bellot:“Il centenario della nascita di un grande violinista pazzo”. Il Gazzettino, edizione di Rovigo. Giovedì 9 febbraio 1933. Anno XI.
    L'articolo del Gazzettino riporta erratamente, come data di nascita del Belloni, il 1833 anziché il 1835 come invece risulta dal registro delle nascite e dei battesimi dell'Archivio Parrocchiale di Cavarzere:
    13 maggio 1835. Antonio Giacomo del sig. Bernardo Belloni del sig. Giovanni Felice e della sig.ra Maria Cosma del sig. Pietro sua legittima consorte, nato il 12 detto.... Fu battezzato oggi da Don Nicolò Peracin Cappellano Curato. Il compadre: il sig. Furlan Antonio del sig. Giobatta. La comadre: Annunciata Lelli del sig. Giacomo, moglie del sig. Sante Mantoan. La levatrice: Teresa Brandolin.

    4 - Barbara Mazza, Il Caffé Pedrocchi in Padova: un luogo per la società civile. Padova, Signum, 1984. Pag.110.

    5 - Ibidem, pag. 111-112

    6 - Riccardo Drigo (Padova 1846-1930) fu Direttore Stabile dell'Opera Italiana a San Pietroburgo e poi Direttore e Compositore Ufficiale del Balletto Imperiale. Operò in Russia dal 1878 al 1930.

    7 - Il crinale dei crinali. La battaglia di Solferino e San Martino, a cura di C. Cipolla. Franco Angeli Edizioni, 2009. Pag. 169, n. 46

    8 - Il centenario della nascita... cit.

    9 - Il centenario della nascita... cit.

    10 - Musica e Musicisti, Vol. 59, 1904. Pag. 712
    Almanacco Italiano, Anno X. Bemporad. Firenze, 1905. Pag. 627

    11 - Wairarapa Daily Times, 29 dicembre 1904

    12 - Guide Musicale, Vol. 50, Paris, 1904. Pag. 764

    13 - Il centenario della nascita... cit.


    Dal Wairarapa Daily Times del 29 dicembre 1904



    COMPOSIZIONI DI ANTONIO BELLONI

    Solferino: suonata originale di concerto per violino e pianoforte
    Dedicata al distinto pianista tredicenne Riccardo Drigo.
    (Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi. Milano)

    Preghiera per violino solo
    Dedicata all'esimio maestro signor Antonio Buzzolla dal suo allievo Antonio Belloni
    (Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi. Milano)

    Fantasia per violino con accompagnamento di pianoforte, composta sopra motivi dell'opera La Traviata del celebre Verdi
    Dedicata al distinto dilettante signor Conte Antonio Freschi.
    (Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi. Milano)

    L'Esmeralda: polka per pianoforte
    Dedicata alla nobil donzella Laura Perini Brancadori.
    (Biblioteca Nazionale Centrale. Firenze)

    L'Aspasia: polka per pianoforte
    Dedicata alla nobil Luisa Parigini nata Terrosi.
    (Biblioteca Nazionale Centrale. Firenze)

    Anahid Valz
    (Biblioteca del Conservatorio statale di musica Pollini. Padova)

    Polke Mazurke
    (Almanacco musicale umoristico per l'anno 1858)

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